Modena, 31 gennaio 2025 – Ci sono persone che rimangono nell’affetto della gente del loro paese al di là del semplice tempo che hanno passato sulla terra.
San Geminiano, patrono di Modena di cui oggi ricorre la memoria liturgica, è una di queste.
Era nato nel 312 a Cognento, una piccola frazione nella campagna vicina a Modena: era di famiglia romana, diacono del vescovo Antonio al quale succedette.
Allora i vescovi erano nominati direttamente dal popolo.
Geminiano fu scelto per la sua grande fede e le qualità personali riconosciute dai suoi concittadini: era ritenuto in grado di scacciare i demoni.
Era così noto che l’eco delle sue virtù arrivò anche a Costantinopoli, e l’imperatore Gioviano lo chiamò sin là per guarire la figlia
Geminiano partì da Modena a cavallo, poi si imbarcò per raggiungere la Città d’Oro.
E tornò poi tranquillamente a casa, una volta guarita la giovane: ebbe una lunga vita, e fu sempre molto, molto amato dai suoi concittadini.
I modenesi nei secoli sono rimasti molto legati alla sua figura. E hanno sempre partecipato in massa alle ricognizioni fatte sul suo corpo nel 1106 (c’era anche Matilde di Canossa), poi nel 1184 e infine nel 1955.
Lo scheletro di San Geminiano è conservato nella cripta del Duomo, dove oggi c’è una lunga fila di modenesi che vanno a salutarlo, ancora una volta.
Come quando erano bambini e li accompagnava per mano la mamma, e magari era la prima volta che vedevi uno scheletro – rivestito di splendidi paramenti, certo ma sempre uno scheletro!
Un modo per avvicinarsi a quella cosa misteriosa che è la morte, e imparare presto che fa parte della vita.
Perché lì, tra le colonnine gentili e gli splendidi marmi che decorano la parte più intima della cattedrale modenese si può continuare a stare vicini a Geminiano che, prima di essere santo, era una persona a cui tutti volevano bene.
Magari anche perché sapeva ‘prendersi su’, come si dice da queste parti, montare in sella e partire per l’altra parte del mondo, se c’era da aiutare qualcuno.
La scena della partenza da Modena di San Geminiano a cavallo è stata ripresa varie volte nei bassorilievi di Wiligelmo che ornano il Duomo, e anche negli statuti della città del 1327.
Dove il vescovo dalla barba bianca e il suo cavallo sono raffigurati completamente rivestiti – pianeta, mitra e gualdarappa – dai colori modenesi, con la croce azzurra in campo oro.
Come per sottolinearne, ancora una volta e orgogliosamente, l’appartenenza alla città e ai suoi abitanti che a lui attribuiscono la salvezza di Modena, in ben due occasioni.
Una nel 452 quando Attila, alla testa degli Unni, stava scendendo verso Modena per saccheggiarla. I modenesi invocarono San Geminiano che fece scendere una nebbia impenetrabile, Attila non vide la città e passò oltre.
Troppo facile far scendere la nebbia da queste parti, dite voi?
Beh, nel 1511 apparve in sogno a Carlo II d’Amboise che con le sue truppe stava attraversando il fiume Secchia per andare a mettere a ferro e fuoco Modena.
Il condottiero fu talmente impressionato dal Santo, che nel sogno era veramente molto infuriato, da retrocedere immediatamente e cambiare programmi. Morì poi a Correggio, nel reggiano, poco dopo una disastrosa ritirata verso Rubiera che gli costò molti uomini.
Se adesso dite che anche far perdere le staffe a un modenese non è poi così difficile, allora è chiara una cosa: o siete bolognesi, o siete reggiani!
“È patrono, oltre a Modena, delle città di Pieve d’Olmi, di San Gimignano, di Massa Finalese, di Guiglia, di Arese, di Vielmur-sur-Agout, piccolo centro abitato nella regione francese del Midi-Pirenei. E di Pontremoli dove, da sempre, viene acceso, al calar della sera, il falò di San Geminiano”, da Wikipedia.